Pagina 72: il riposo del Guerriero

Alle volte, mi trovo a non-riflettere: un muro e il Nulla attendono dentro di me. Non c’è sorpresa, però: ci ho fatto l’abitudine; mi riprendo quasi subito. Ma non sempre.

Privata d’ogni sbocco, in quei momenti mi sento svuotata. Da chi, da cosa, per come e perché, sono noti soltanto a me. Immancabilmente, in quegli istanti di necessità e urgenza, dalla mia libreria personale spicca (uno su tutti) un fido compagno di viaggio, segnato dall’uso seppur tenuto con cura: il “Manuale del guerriero della luce“. Vademecum esistenziale targato Coelho, si tratta di un dono inizialmente non destinato a me: all’epoca, la parvenza di figlia perfetta e studentessa modello era ancora salda, lontana dall’essere intaccata, cemento dell’Io e corazza dell’Essere, stratificazioni d’anima. Tasselli in apparente ordine. Essenza sperperata. Entropia.

Capitato fra le mie mani quasi per caso, il Manuale (un libricino di 150 pagine o poco più) mi ha accompagnato sempre, nonostante gli alti e bassi del mio interesse, nonostante lo scetticismo che mi ha sempre pervasa, con maggiore o minore intensità. Pietra miliare e spalla consolatoria, ho trovato più volte conforto fra quelle pagine tenute una affianco all’altra da una flessibilissima copertina blu indaco. Morbida al tatto, adattabile al pensiero, e viceversa.

“Quando hai bisogno di un consiglio, e se sarò lontana, prendi il Manuale e aprilo istintivamente alla pagina che preferisci: non importa se senza criterio, non importa in quale momento della giornata, l’importante è che ci sia da parte tua un perché, un forte perché che provenga direttamente dal cuore”: parafrasando, è questo ciò che ha detto mia madre, porgendomi questo gioiellino di riflessioni universali, tali in quanto interpretabili a seconda del vissuto e del bisogno.

Oggi sono sola, o forse mi sento semplicemente così: ad ogni modo, il turbinio di emozioni è lo stesso. Inquieta, abbandono le mie occupazioni e mi dirigo verso un richiamo, un sussurro persistente: sulla mensola il titolo sbrilluccica più del solito. Lo accarezzo con affetto, quasi fosse un amico ritrovato sotto un leggero strato di polvere, chiudo gli occhi e lo apro.

Pagina 72.

Nelle pause del combattimento, il guerriero riposa.

Molte volte passa giorni e giorni senza fare niente, perché il suo cuore lo richiede. Tuttavia, la sua intuizione si mantiene desta. Egli non commette mai il peccato capitale della pigrizia, perché sa dove essa può condurlo: alla tiepida sensazione dei pomeriggi domenicali, quando il tempo passa, e nulla più.

Il guerriero la definisce una “pace da cimitero”. Si ricorda di un brano dell’Apocalisse: “Ti maledico perché non sei freddo né caldo. Magari fossi freddo o caldo! Ma, siccome sei tiepido, ti vomiterò dalla mia bocca.”

Un guerriero riposa e ride. Ma sta sempre all’erta.

Vagamente dantesco, risuonano in me terribili parole in volgare fiorentino lanciate contro uomini e donne che in vita non avevano saputo prendere posizione.

Guardo dentro di me: il Muro di prima è crollato, frantumandosi sotto il peso delle sue contraddizioni; il Nulla è stato ridimensionato – l’ho già superato a suo tempo. Un fiorente prato d’opportunità mi si apre.

Ho deciso: oggi si riposa da me stessa.

6 pensieri su “Pagina 72: il riposo del Guerriero

  1. ce l’ho anch’io, quel libretto, da qualche parte… regalatomi non da mia madre (figuriamoci) ma da una amica qualche anno fa… donatomi, guarda un po’, con le stesse “istruzioni d’uso”.. i risultati con me, non erano cosi’ positivi, pero’.. di solito, quando lo aprivo a caso
    seguendo il cuore ecc. ecc. mi si apriva ad una pagina che normalmente o non capivo o che mi faceva incazzare ancora di piu’ rispetto a prima di aprirla…
    eeeehhhh… niente da fare… il mio cervello e il mio cuore quasi morti non sono all’altezza di quasi nulla…

    pero’ “Nelle pause del combattimento, il guerriero riposa.” mi ci ritrovo, in questo momento, oggi almeno, dopo molte battaglie durate minuti, ore, giorni, settimane, mesi, anni…

    devo cercarlo e riprovare ad “assumerlo” con la dovuta attenzione…
    tu invece hai il cuore pulito e il cervello frizzante. e sei sensitiva. ne ho “parlato” pochi giorni fa, a proposito proprio di “giovani guerrieri culturali splendenti”…
    lo assumi gia’ con la dovuta attenzione, evidentemente…

    adesso devo andare…. devo preparare armi e armatura… devo andare a fare una piccola scaramuccia: forse l’inizio di una nuova guerra; certamente di una nuova battaglia…. -)

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    • Anche a me succedeva, quando nutrivo una grandissima rabbia nei confronti di me stessa: in quei momenti, annebbiata e offuscata dai miei perché, era pressoché impossibile trovarvi conforto, eppure ho imparato a “somministrarlo” quasi fosse una medicina, che non sempre fa bene all’organismo (e.g. effetti collaterali imprevisti) ma che, in ultima istanza, apporta sollievo… Rileggilo a cuor leggero e a mente parzialmente rischiarata!

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  2. Ci sono momenti in cui il riposo è qualcosa di cui si ha bisogno, ristora ed appaga. Ci sono volte in cui senti che tutto è troppo fermo, il tuo corpo è immobile, un cemento per te stesso, non ti muovi anche se vuoi farlo anche se non sai dove andare. Odio questa mia fase!

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    • …e poi ci sono quei momenti di estrema frenesia esteriore e di stagnante immobilità interiore! Occorre trovare un giusto mezzo per coniugare entrambi gli aspetti, un equilibrio salvifico capace di placare ogni frustrazione… Mi auguro sia così anche per te!

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